Come gli altri metalli preziosi, l'oro viene quotato al grammo o all'oncia troy. Quando è in lega con altri metalli, la sua purezza è misurata in carati, con una scala che fissa a 24 carati l'oro puro. Un altro modo comune di indicarne la purezza è l'uso di un valore compreso tra zero e uno – a tre cifre decimali – o una frazione in millesimi (18 carati ≡ 18⁄24 ≡ 0,750 ≡ 750⁄1000 ≡ 75%). L'oro utilizzato in gioielleria può avere una purezza massima di 18k, in quanto una proporzione maggiore ne renderebbe impossibile la lavorazione. Per questo motivo il valore dell'oggetto dovrà essere stimato tenendo conto del metallo con cui l'oro è legato. Infatti un gioiello con 14k d'oro e 8k di platino è sicuramente più prezioso di uno a 18k d'oro con 6k di rame. Bisogna dunque prestare attenzione durante l'acquisto di un gioiello e non soffermarsi semplicemente ai 18k.
Il prezzo dell'oro è fissato dai mercati; tuttavia, dal 1919, la Borsa di Londra stabilisce due volte al giorno un prezzo di riferimento (il cosiddetto fixing dell'oro). I cinque mercanti più rilevanti del mondo per lo scambio di oro fisico (in inglese "the Club of Five") sono: Johnson Matthey, Mocatta & Goldsmith, Samuel Montagu, Rothschild e Sharps Pixley.
Storicamente l'oro è stato impiegato per supportare le valute in un sistema economico basato sul gold standard, in cui il valore di ogni valuta è stabilito equivalente a una certa quantità di oro. Come parte di questo sistema, i governi e le banche centrali tentarono di controllare il prezzo dell'oro, fissandone le parità con le valute. Per un lungo periodo (dal 1789 al 1933) gli Stati Uniti fissarono il prezzo dell'oro a 20,67 dollari/oncia (pari a 0,66456 $/g) - salvo lievi oscillazioni in tempo di guerra - che poi elevarono a 35 dollari/oncia (pari a 1,12527 $/g) nel 1934. Nel 1961 mantenere questo prezzo era diventata un'impresa ardua; le banche centrali degli Stati Uniti d'America e dell'Europa iniziarono a coordinare le loro azioni per mantenere il prezzo stabile contro le forze di mercato.
Lingotti d'oro in una banca svizzera |
Andamento del prezzo dell'oro tra il 1968 e il 2008.
Il 17 marzo 1968 le circostanze economiche causarono il fallimento di questi sforzi congiunti; venne introdotto un doppio regime, che fissava il prezzo dell'oro a 35 dollari/oncia per le transazioni valutarie internazionali, lasciandolo però libero di fluttuare per quanto concerneva gli scambi tra privati. Questo doppio regime fu abbandonato nel 1971, quando il prezzo dell'oro fu lasciato libero di variare in accordo alle leggi di mercato. Le banche centrali possiedono ancora oggi riserve auree a garanzia del valore delle proprie valute, anche se il volume globale di queste riserve è andato via via calando (causa la progressiva coniazione di moneta in assenza di controvalore aureo o di qualunque altro metallo).
Dal 1968 il prezzo dell'oro sui mercati ha subito ampie oscillazioni, con un record di oltre 1900 dollari/oncia (oltre 60 $/g) nell'agosto 2011 , ed un minimo di 252,90 dollari/oncia (8,131 $/g) il 21 giugno 1999 (fixing di Londra). Il prezzo è salito a 420 $/oncia (13,503 $/g) nel 2004 a causa della svalutazione del dollaro statunitense; il prezzo dell'oro in altre valute (ad esempio l'euro) ha subito nello stesso periodo un aumento inferiore, comunque consistente, al 10% dalla quota di 330 euro/oncia (10,6 €/g).
L'oro costituisce a volte parte di un investimento finanziario difensivo (bene rifugio per la tutela del capitale), data la stabilità del suo valore commerciale a lungo termine e la sua sostanziale scorrelazione rispetto all'andamento del mercato azionario ed obbligazionario; proprio per questa sua stabilità, la speculazione sull'oro diventa particolarmente appetibile quando la fiducia in una valuta viene meno, e quando il valore di una valuta è soggetto ad iperinflazione. Il prezzo dell'oro è anche alla base di futures con cui si specula sul suo ipotizzato valore futuro. Dall'elezione di Bush a presidente degli Stati Uniti d'America il prezzo di un'oncia è passato da 200 dollari a 540 dollari. Il valore dell'oro è fortemente influenzato dall'offerta, motivo per cui la sua estrazione è ponderata attentamente: incrementarne la produzione significa spesso farne crollare il prezzo.
Il prezzo massimo raggiunto dall'oro, tenuto conto dell'inflazione, può essere considerato quello raggiunto il 21 gennaio 1980 (circa 850 dollari l'oncia), corrispondenti a quasi 2.000 dollari all'oncia col potere d'acquisto del 2008.
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